Dopo alcune esperienze accostabili al secondo Futurismo torinese, dal dopoguerra si dedica ad una produzione scultorea in cui si avvale di una scomposizione formale dapprima di matrice neocubista e picassiana, successivamente orientata in senso astratto-informale per effetto della frequentazione nei forni di Albissola con Lucio Fontana, Agenore Fabbri e alcuni esponenti del gruppo CO.BR.A. E’ il periodo in cui realizza le prime ceramiche dalle forme alterate per effetto di materiche scomposizioni e sovrapposizioni.
Negli anni ’50 realizza delle sculture in cui aggrega oggetti e materiali vari provenienti dal quotidiano, fondendoli successivamente in bronzo.
Segue la fase in cui inizia a comporre delle forme saldando tra loro rottami industriali di ferro “creando una tipologia di figura in cui l’alternanza al suo interno tra ferro e spazio, tra pieni e vuoti, sembra dar vita a “emblemi” di un’umanità dolente e scarnificata’.
Risale al 1955 la prima esposizione di opere in ferro saldato, in cui la ricerca fondamentale è sempre incentrata sull’immagine dell’uomo. Artista ormai noto e affermato, in questi anni viene invitato a grandi manifestaizoni artistiche in Italia e all’estero, a Milano, Roma, Parigi, Tokyo, New York. Di questi anni è l’inizio dell’amicizia col critico francese Michel Tapiè, attento testimone del suo sviluppo artistico e della sua ricerca plastica, e grazie al quale Garelli comincia un fruttuoso rapporto di scambio con gli artisti del gruppo Gutai.