Maurizio Cosua, pittore, nasce a Ferrara nel 1943. Ha vissuto a Venezia dove si è spento nel 2009.
Come ha già fatto in modo sublime Brancusi siamo sempre più inclini a scavare nel passato , nella persuasione che all’origine ci siano ancora figure archetipiche in grado di gettare luce sul nostro tempo.
Maurizio Cosua affrontando il tema della “terra” porta la sua ricerca a riflettere sull’immaginazione “materiale”, lavorando con la materia del mondo, trova un rapporto con le sue energie e le sue forze. Cosua mostra, con il suo lavoro, di aver capito che il compito dell’artista ordierno è forse quello di rimuovere la visibilità di ciò che che sfugge al nostro sguardo, quindi di proporre una “diversa visibilità del mondo” e, talora, uno scambio di posto tra reale e possibile. Mi pare che egli si ponga, in questo particolare momento, nel punto in cui “visibile ed invisibile” si toccano, e luogo e non luogo sono tangenti, si tratta di frontiere ancora mobili che indicano delle “soglie” da oltrepassare in fretta.
La superficie – pelle – terra, è talora inquieta, scambia continui flussi energetici con l’esterno, è una “membrana” su cui transita la mano che l’affina, la penetra, ne assottiglia la polpa. Non c’è dubbio che l’attuale potenziale energetico che abilita le opere si concretizza nel rapporto sempre più stretto tra materiale ed immateriale. Quella di lavorare soltanto con la terra, collanti e pochi altri materiali, è in fondo un’esperienza precipuamente tattile, che si aggiunge all’osservazione visiva.